29 ottobre 2015

Morgan Lost - recensione del numero 1

Chi sia Claudio Chiaverotti è inutile dirlo. Il suo nome in Bonelli è legato a Dylan Dog e alla sua creatura Brendon.
Ho saputo poche settimane fa che stava per uscire una sua nuova opera, tale Morgan Lost e con il solito mio snobismo insensato sono andato avanti senza curarmene.
Forse il periodo davvero pregno di novità, Bonelli e non solo, forse perché alla fin fine le presunte novità strillate poi sono discreti prodotti (ben confezionati se si tratta della Bonelli nazionale) ma sempre meno eclatanti di quanto vengano pubblicizzate, ho lasciato correre senza approfondire.

E’ così mi ritrovo alla mia edicola con questa cover del numero 1 che mi calamita e mi strega all’acquisto. Niente di strano, ogni copertina degna di tale nome dovrebbe fare questo: attirare il lettore.
Inizio così a leggere con uno stato d’animo neutro; poi sorpresa, mi ritrovo a fine lettura leggermente stupito e contento.
Ma andiamo con ordine.
Il redazionale di Bonelli (Davide) introduce la lettura e lo stesso autore Chiaverotti parla della gestazione del titolo e di cosa abbia in mente.
Poi si entra subito nel mood con tavole davvero azzeccate per un noir ucronico con uno spiazzante, bicromico colore. Bicromico si fa per dire, in pratica il disegno è in tonalità di grigio con solo alcuni elementi , topici nella lettura, dipinti di rosso. Questa novità non-novità, dopo Orfani, spiazza ma è davvero conforme allo stato d’animo che il lettore prova nel leggere certe sequenze.

La storia parla di  un mondo alternativo in cui i serial killer impazzano e i cacciatori di taglie danno man forte alla polizia. Addirittura i telegiornali e i bollettini per cacciatori sono veri e propri programmi seguiti in tv soprattutto dai cacciatori.
Il più bravo di tutti è proprio il “nostro” tormentato protagonista, che ha intrapreso questa carriera, in seguito a un fatale incidente con uno di questi pazzi, ora arrestato.
La vicenda del passato narrata, spiega perché Morgan abbia deciso di diventare cacciatore di taglie, come mai soffre di insonnia e soprattutto perché e cosa significhi per lui quella maschera nera tatuata sugli occhi…
Le suggestioni sono tante e tutte cinematografiche. Io ci ho visto per esempio dentro Blade Runner ma anche Watchmen e (anche se improbabile) rimandi a anime come Cowboy Be Bop.
Il ritmo della storia è ben sostenuto dalla sceneggiatura precisissima con disegni impeccabili di Rubini, alternando bene flashback e presente fino al colpo di scena finale che obbliga all’acquisto del secondo numero.
Se proprio vogliamo trovare una nota stonata diciamo che alcuni dialoghi “spiegoni” e alcuni termine desueti lasciano forse a desiderare. Altrove ho letto anche la mancanza di scene di nudo e violenza ma quella non credo sia un tabù editoriale, ricordo bene molti numeri di Dylan Dog e per il nudo alcune vignette di Gea e Lilith quindi credo sia proprio una scelta stilistica dell’autore. Chiaverotti ha dichiarato inoltre, che non ha intenzione di fare una saga dalla continuity serrata e che gli albi saranno abbastanza autonomi . Solo i primi due raccontano in pratica una storia completa in quanto per poter introdurre scenario e personaggi, nonchè motivazioni e storia personale era inevitabile allungarsi per oltre le 96 pagine canoniche del formato Bonelli.
Per quanto riguarda la continuità stilistica, l’autore ha pronti già 25 soggetti e si alterneranno alcuni bravi artisti della matita ai disegni. Per il dopo, sornione, aggiunge che dipenderà dalle vendite e dal superamento della famosa “alta” soglia di pareggio che detta legge in casa Bonelli.
Dal canto mio posso affermare, che a parte l’obbligo del secondo numero a conclusione della storia, non nego che sto meditando di comprarlo regolarmente.
La scelta ucronica apre pressoche un'inifinità di possibilità narrative stuzzicando non poco a più livelli la fruizione del lettore; e poi in un marasma mediatico di strilli alle novità, una volta tanto che una novità vera si presenta sul mercato italiano ho deciso di incoraggiare l’opera.

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